Glifosato: il Parlamento europeo chiede di limitarne l’autorizzazione
Con una risoluzione il Parlamento Ue chiede alla Commissione di rinnovare l’autorizzazione relativa al glifosato solo per altri 7 anni invece che 15.
Il Parlamento europeo ha votato una risoluzione con cui si chiede alla Commissione Ue di limitare da 15 a 7 anni ed esclusivamente per usi professionali l’uso del glifosato nelle aziende agricole e nel giardinaggio. La decisione scaturisce, spiega il Parlamento, a seguito delle preoccupazioni emerse in merito al potenziale cancerogeno e alle proprietà d’interferenza endocrina della sostanza.
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), organo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che coordina gli studi in campo oncologico, ha classificato fra i probabili cancerogeni il glifosato: il diserbante più usato nel mondo. il principio attivo è usato nella preparazione di almeno 750 erbicidi destinati all’agricoltura, ma anche al giardinaggio e alla cura del verde pubblico.
Il glifosato è una sostanza attiva ampiamente utilizzata tra i diserbanti. Brevettata nei primi anni ’70, è stata introdotta sul mercato nel 1974 come un erbicida ad ampio spettro ed è presto diventato una delle sostanze più vendute. Allo scadere del brevetto, nel 2000, il glifosato è stato commercializzato da molteplici aziende e diverse centinaia di prodotti fitosanitari contenenti glifosato sono attualmente registrati in Europa per l’utilizzo nel settore agricolo.
Nella risoluzione non vincolante votata dal Parlamento, si chiede alla Commissione di procedere al rinnovo dell’autorizzazione sul mercato del glifosato solo per altri 7 anni, invece dei 15 originariamente proposti. Inoltre, la Commissione non dovrebbe approvare nessun uso del glifosato se non quello professionale.
Nella risoluzione, i deputati invitano la Commissione a presentare un nuovo progetto di decisione che tenga maggiormente conto dell’utilizzo sostenibile degli erbicidi contenenti glifosato e a lanciare una revisione indipendente della tossicità e della classificazione del glifosato, sulla base non solo dei dati relativi alla sua cancerogenicità, ma anche sulle possibili proprietà di interferenza endocrina.
Nel documento si definisce “inaccettabile” l’uso di glifosato in una pratica agricola conosciuta come “disseccamento” (green burndown), ossia l’uccisione della coltura stessa prima del raccolto, in modo da accelerarne la maturazione e facilitarne la raccolta. Detta pratica comporta, tra l’altro, una maggiore esposizione alimentare umana.
Il glifosato secondo il parlamento europeo , non dovrebbe essere approvato per uso in parchi, giardini e parchi giochi pubblici o nelle loro vicinanze.
La situazione in Italia
In il glifosato è molto utilizzato, il contatto con il pesticida può avvenire con l’aria, nelle zone in cui viene usato, o con il cibo, su cui possono rimanere residui.
Il più recente Rapporto nazionale pesticidi nelle acque dell’Ispra ha messo in evidenza inoltre il problema dei residui nelle acque italiane, sia superficiali che sotterranee. Su 1.469 punti di monitoraggio delle acque superficiali, il 17,2% ha mostrato concentrazioni superiori ai limiti.
Nelle acque sotterranee, su 2.145 punti i superamenti sono stati il 6,3%. Il glifosato e il suo derivato Ampa (acido amminometilfosfonico) sono le sostanze che più spesso superano i limiti. Nel 2012 il glifosato è stato trovato nel 18% dei campioni di acque superficiali e l’Ampa nel 47%.
Lo Iarc non ha potere normativo, ora sta agli enti nazionali ed europei disporre le limitazioni ritenute necessarie per proteggere la salute di tutti.